Quando si parla di cloud pubblico si intende la principale (e più diffusa) modalità di erogazione del cloud computing, l’unica peraltro a riguardare sia le aziende sia gli utenti privati. Infatti, ogni volta che si controlla casella Gmail, si organizza una videoconferenza con Microsoft Teams, si scrive agli amici via WhatsApp o si archiviano le foto su Google Drive, si sta usando un servizio di cloud pubblico, la cui caratteristica centrale è il fatto di essere erogato tramite la rete Internet e di avvalersi di pool di risorse virtualizzate e condivise tra tutti gli utilizzatori (si parla di logica multi-tenant).

Si dovesse stilare una classifica delle tecnologie più disruptive nei confronti delle aziende e delle modalità con cui gestiscono e sviluppano il proprio business, il cloud pubblico sarebbe senza dubbio un indiscusso protagonista. Infatti, in un mondo in cui innovare è sinonimo di sperimentare e sfruttare tecnologie avanzate per porre in essere nuovi modelli di business, il cloud pubblico non è semplicemente un supporto per le esigenze d’impresa, ma un fattore fondamentale per la sua stessa esistenza. È infatti il cloud a mettere a disposizione delle aziende risorse avanzate e scalabili di computing, storage e networking che riducono nettamente gli investimenti necessari per l’infrastruttura IT, ed è sempre il cloud che permette loro di sviluppare applicazioni basate sull’Intelligenza Artificiale, sull’analisi dei Big Data e sul Machine Learning a costi abbordabili.

Tutti i dati di mercato disponibili sono allineati nel considerare il cloud pubblico un fenomeno in costante crescita: secondo Gartner, il mercato crescerà del 17% nel 2020 raggiungendo i 266,4 miliardi di dollari rispetto ai 227,8 miliardi del 2019, dati che testimoniano un livello di adozione ormai mainstream. Per quanto concerne le modalità di erogazione, il segmento SaaS (Software as a Service), grazie a una spesa prevista di 116 miliardi di dollari, sarà sempre in cima ai desideri delle aziende, seguito da IaaS (Infrasctructure as a Service) con 50 miliardi e da PaaS (Platform as a Service) con 39,7 miliardi. Le imprese, in particolare, si concentreranno sempre di più sullo sviluppo di applicazioni di business intelligence, ERP e Supply Chain Management, passando gradualmente all’approccio cloud only.


Le caratteristiche e i benefici del cloud pubblico

Il successo delle soluzioni cloud poggia su alcuni indiscussi benefici del modello, che sono poi i veri e propri pilastri su cui poggia il valore disruptive nei confronti dell’IT e delle modalità di fare business. Il cloud, infatti, non agisce unicamente sulle componenti di costo, ma permette alle aziende di accedere a tecnologie, sistemi e componenti su cui sviluppare il proprio vantaggio competitivo sul mercato.

  • Scalabilità

È senza dubbio il primo beneficio del cloud pubblico. Le aziende possono accedere a risorse di computing, storage e networking virtualmente infinite e, quindi, perfettamente bilanciate in funzione delle proprie dimensioni, dei carichi di lavoro e delle esigenze. Tali risorse possono essere ‘regolate’ dinamicamente, aumentate e diminuite, per far fronte a nuove necessità, evitando di fatto gli sprechi.

  • Prevedibilità dei costi

Lo sviluppo del modello as-a-service permette alle aziende di pagare unicamente per i servizi e le risorse che sfrutta. Essendo inoltre il fornitore dei servizi cloud a farsi carico dell’aggiornamento dei sistemi, della manutenzione e della protezione, tutto ciò rende prevedibile la spesa, oltre che – solitamente – più contenuta rispetto alle modalità tradizionali di gestione dell’IT.

  • Convenienza

Si riaggancia al punto precedente. I cloud provider, potendo aggregare la domanda di milioni di clienti, si basano sulle economie di scala e possono, in questo modo, proporre servizi estremamente concorrenziali. Le aziende, che oltretutto si svincolano dai costi di gestione dell’infrastruttura interna, accolgono tale modello a braccia aperte.

  • Affidabilità e continuità operativa

Le strutture cloud pubbliche fanno uso di un elevato numero di server e di reti, nonché di tecnologie di protezione, di sicurezza e tutta la ridondanza necessaria per assicurare la massima continuità operativa. Anche in caso di guasti e malfunzionamenti, i servizi continuano ad essere erogati.

  • Indipendenza geografica

Il fatto che i servizi cloud siano, per definizione, erogati tramite la rete Internet fa sì che le persone vi possano accedere ovunque si trovino, purché dotati di connettività di rete. In questo modo si possono creare nuovi contatti, avvicinare i team sparsi nel mondo e anche rivedere le modalità di organizzazione del lavoro.

Come scegliere il fornitore cloud pubblico

La gamma di servizi cloud pubblici è estremamente ampia, e questo a prescindere che si tratti di SaaS, IaaS o PaaS. Ci si può domandare, dunque, sulla base di quali criteri selezionare il cloud provider ottimale in funzione delle proprie esigenze, posto di aver già effettuato una prima scrematura e identificato quelli che offrono i servizi richiesti.

Il cloud provider deve innanzitutto vantare molta esperienza in questo ambito: ciò non significa essere competenti in ambito IT, ma proprio di servizi cloud, e sulla base di questa competenza offrire diverse opzioni che si spingano fino all’hybrid e al multicloud. Inoltre, è molto importante conoscere il grado di resilienza del data center presso cui verranno ospitati i dati e le applicazioni: qui ci si può riferire a diverse certifiche internazionali come quelle rilasciate da Uptime Institute, che si esprimono in Tier (fino a 4, il più sicuro), oppure quelle di conformità allo standard TIA-942, che invece sono espresse in Rating (anche qui, quattro livelli). Fondamentale è, in ogni caso, formalizzare il livello di servizio tramite accordi SLA (Service Level Agreement), prevedendo anche modalità di migrazione di dati e applicazioni nel caso di successivo passaggio ad altro provider. Infine, è certamente fondamentale il tema della sicurezza dei dati ed è quindi centrale il fatto che il provider spieghi in modo esaustivo i servizi di sicurezza adottati, che vanno dalla protezione dei dati alla gestione delle identità e dell’infrastruttura. Infine, interessante è anche il tema dell’ubicazione dei data center, che assume rilevanza sia a livello tecnico (per via della latenza), ma soprattutto di compliance normativa.

Le cinque soluzioni top

Amazon
Amazon Web Services (AWS)
AWS è la spina dorsale dell’architettura cloud di Amazon ed è un leader indiscusso di questo mercato. Moltissime aziende italiane ed estere si affidano ai servizi di AWS sia ai fini di supporto ed evoluzione dei propri data center, sia per intraprendere progetti a forte carica innovativa, magari basati su IoT, Intelligenza Artificiale o analisi dei Big Data. Non dimentichiamo, infatti, che AWS è alla base degli ottimi servizi sviluppati da Amazon verso il mercato consumer, tra cui l’assistente virtuale Alexa e tutte le funzionalità smart delle proprie piattaforme di e-commerce. AWS rappresenta, per le aziende, una soluzione rapida, affidabile e cost-effective su cui sviluppare servizi, applicazioni e portare la propria infrastruttura IT (o parte di essa) su cloud, facendo perno su più di un decennio di esperienza e una forte presenza in tutto il mondo.

  • Semplicità d’uso tramite console dall’ottima user experience
  • Quantità di servizi disponibili
  • Flessibilità nella configurazione dei servizi
  • Affidabilità e sicurezza dei dati
  • Accesso mobile-friendly
  • Ottime API e documentazione online

 

Microsoft
Azure
Stabilmente tre i leader del Magic Quadrant di Gartner, Azure è la piattaforma cloud di Microsoft e cuore pulsante dei servizi SaaS del colosso americano, tra cui Office 365 e, in ambito prettamente aziendale, l’ERP Dynamics 365. Azure è dunque una piattaforma cloud completa e offre servizi in differenti ambiti come il computing, storage, database, networking, strumenti di sviluppo e molto altro. Molte delle caratteristiche di Azure lo accomunano ad AWS, tra cui la grande quantità di servizi disponibili (allo stato attuale, più di 100), l’esperienza utente semplificata nonché tutti i benefici, in termini di sicurezza, resilienza e distribuzione geografica di un player globale come Microsoft.

  • Servizi cloud distribuiti su 55 aree in tutto il mondo
  • Disponibilità di strumenti per il cloud ibrido
  • Sicurezza completa e più di 70 certificazioni di conformità normativa
  • Prezzi competitivi
  • Supporto per qualsiasi sistema operativo e linguaggio Open Source
  • Completa integrazione nell’ecosistema Microsoft

 

IBM
IBM Cloud
Nato nel 2013 a seguito dell’acquisto di SoftLayer, il servizio cloud IBM è senza dubbio un player di spicco in questo mercato. L’infrastruttura comprende server virtuali XenServer impiegati sia in chiave pubblica (multitenant) che di cloud privato, ovvero con macchine “bare metal” affittabili a tempo, oltre al pieno supporto object storage basato su OpenStack e S3. IBM Cloud offre dunque alle aziende tutti i benefici di scalabilità, efficienza e sicurezza del cloud assistiti dal supporto e dalla presenza di un player globale: risorse per ogni genere di workload, servizi di integrazione basati su API, un portafoglio di database e servizi avanzati di data science e Intelligenza Artificiale basata su IBM Watson.

  • Offerta computing molto estesa: da server “bare metal” a serverless compute
  • 60 data center distribuiti su 6 continenti per resilienza e ridondanza
  • Strumenti e servizi per la gestione del cloud ibrido
  • Basato con tecnologie open source
  • Ampio portfolio di database SQL e NoSQL
  • Strumenti di sicurezza avanzati

 

Google
Google Cloud Platform
Google è un vero e proprio pioniere della tecnologia cloud, basti pensare a strumenti di uso comune come Gmail, Google Drive, YouTube o lo stesso motore di ricerca. Mentre le altre piattaforme si concentravano nello sviluppo e nella moltiplicazione dei loro servizi, Google ha sempre concentrato – fin dalla prima incarnazione della piattaforma, App Engine del 2008, tutta la propria attenzione verso gli sviluppatori (PaaS). Ancora oggi, il portfolio di servizi cloud non è così esteso come quello di AWS o di Azure, ma la piattaforma offre servizi specializzati per sviluppatori e, soprattutto, tutto l’expertise Google in materia di Big Data, Machine Learning, IoT ecc. Oggi, Google Cloud Platform propone un’offerta che spazia da servizi IaaS/Paas fino al supporto di applicazioni di nuova generazione; inoltre, la piattaforma Google è nota per essere molto conveniente a livello di costi.

  • Modello Pay-Per-Second
  • Sicurezza garantita dalle competenze Google
  • Piattaforma cloud basata su un network globale
  • Convenienza e costi contenuti
  • Soluzioni avanzate di data science (Big Data, AI…)
  • Provider globale di comprovata affidabilità

 

Aruba
Aruba Cloud
Azienda italiana nota e apprezzata nel settore, Aruba offre servizi cloud dedicati alle aziende sotto il marchio Aruba Cloud. Questi servizi (IaaS e PaaS) sono erogati tramite i data center proprietari dell’azienda, dotati di certifica Rating 4, ovvero la più alta secondo lo standard TIA-942. Tra i servizi erogabili e concretamente proposti da Aruba, l’azienda pone l’accento su Cloud VPS, ovvero il Virtual Private Server in 4 taglie preconfigurate e il Cloud PRO, cioè il servizio di cloud pubblico ridondato. Ma sono disponibili anche servizi di Virtual Data Center personalizzati, di hybrid cloud e servizi Managed. A queste, Aruba affianca anche soluzioni di Cloud Object Storage basate su protocollo S3, Cloud Backup, Cloud Monitoring e Cloud DNS e registrazioni domini.

  • Vasta gamma di prodotti, ampie possibilità di configurazione
  • Data Center italiani certificati Rating 4
  • Servizio garantito con Uptime 99,95%
  • Interfaccia in white label per rivendere i servizi
  • Servizi conformi al codice di condotta CISPE (Cloud Infrastructure Services Provider Europe)