Sicurezza informatica nelle aziende: perché non è mai abbastanza

La sicurezza informatica nelle aziende è diventata una priorità imprescindibile nell’era digitale. Con l’aumento esponenziale della dipendenza dalle tecnologie e la crescente sofisticazione del cybercrime, proteggere i dati e i sistemi aziendali non è più un’opzione, ma una necessità strategica.

L’importanza della sicurezza informatica nelle aziende moderne

La cybersecurity non deve essere vista come un mero costo, bensì come un investimento cruciale per la continuità operativa e la competitività aziendale. Un’efficace strategia di sicurezza informatica nelle aziende non solo protegge dalle minacce, ma può anche diventare un vantaggio competitivo, aumentando la fiducia di clienti e partner commerciali.

Inoltre, con l’accelerazione della trasformazione digitale in tutti i settori, la capacità di garantire la sicurezza dei dati e dei processi digitali diventa un fattore abilitante per l’innovazione e la crescita aziendale. Le organizzazioni devono quindi adottare un approccio olistico alla cybersecurity, integrando tecnologie avanzate, processi robusti e una cultura della sicurezza diffusa a tutti i livelli aziendali.

Minacce informatiche in evoluzione: scenari e impatti

Il panorama delle minacce informatiche è in costante evoluzione, con attacchi sempre più sofisticati e mirati che mettono a dura prova le difese aziendali.

Il report di Check Point sulla sicurezza informatica del 2024 evidenzia trend preoccupanti: gli attacchi ransomware sono aumentati del 96% su base annua nel settore manifatturiero e addirittura del 177% nel settore delle comunicazioni.

Le principali minacce includono malware che richiedono strumenti di protezione avanzati, nuovi attacchi di phishing mirati (spear phishing) e ransomware che non si limitano a cifrare i dati, ma minacciano anche di divulgarli (double extortion).

L’aumento degli attacchi basati sull’intelligenza artificiale rappresenta una nuova frontiera della minaccia, con i cybercriminali che sfruttano l’AI per automatizzare e potenziare i loro attacchi.

L’impatto di queste minacce può essere devastante: oltre alle perdite finanziarie dirette, le aziende rischiano interruzioni operative, danni reputazionali duraturi e potenziali violazioni normative con conseguenti sanzioni.

La crescente interconnessione dei sistemi e l’espansione della superficie di attacco dovuta al cloud computing, all’uso di strumenti IoT e al lavoro remoto amplificano ulteriormente i rischi. In questo contesto, la capacità di anticipare le minacce, rilevare rapidamente gli attacchi e rispondere in modo efficace diventa cruciale per la resilienza aziendale.

Il pericolo ransomware per le aziende italiane

Il ransomware rappresenta una delle minacce più significative per la sicurezza informatica delle aziende italiane, con un impatto crescente sia in termini di frequenza che di gravità degli attacchi.

Secondo i dati raccolti dal progetto italiano DRM – Dashboard Ransomware Monitor, nel 2023 sono state registrate 185 rivendicazioni di attacchi ransomware contro target italiani, un numero che evidenzia la pervasività di questa minaccia nel tessuto imprenditoriale del paese. Il trend è continuato nel 2024, con 117 attacchi rivendicati fino a ottobre, dimostrando che il problema è lungi dall’essere risolto.

Gli attacchi colpiscono una vasta gamma di settori, dalle aziende manifatturiere alle istituzioni sanitarie, passando per enti governativi e aziende di servizi, senza risparmiare le piccole e medie imprese che spesso rappresentano l’anello debole della catena di sicurezza.

La sofisticazione degli attacchi è in costante aumento, con gruppi criminali che adottano tecniche sempre più avanzate di “doppia estorsione”, dove alla crittografia dei dati si aggiunge la minaccia di pubblicazione delle informazioni sottratte. Questo approccio aumenta la pressione sulle vittime, spingendole spesso a pagare il riscatto nonostante i rischi associati.

La risposta a questa minaccia richiede un approccio che includa non solo l’implementazione di soluzioni tecniche avanzate, ma anche una formazione continua del personale e lo sviluppo di piani di risposta agli incidenti robusti e testati.

Strategie e soluzioni per la sicurezza informatica nelle aziende

Per fronteggiare l’evoluzione delle minacce cyber, le aziende devono adottare un approccio strategico e multidimensionale alla sicurezza informatica. Una componente fondamentale è l’implementazione di soluzioni tecnologiche avanzate.

I firewall di nuova generazione e i sistemi di rilevamento e prevenzione delle intrusioni (IDS/IPS) rappresentano la prima linea di difesa, monitorando e filtrando il traffico di rete per bloccare attività sospette.

L’adozione di soluzioni di sicurezza basate sull’intelligenza artificiale e il machine learning sta diventando sempre più diffusa, consentendo un rilevamento più rapido e accurato delle minacce emergenti.

Tuttavia, la tecnologia da sola non è sufficiente. È essenziale sviluppare una cultura della sicurezza all’interno dell’organizzazione, con programmi di formazione continua per sensibilizzare i dipendenti sui rischi e sulle best practice di sicurezza.

La creazione di un piano di risposta agli incidenti ben strutturato è altrettanto cruciale. Questo dovrebbe includere procedure chiare per l’identificazione, il contenimento e la mitigazione degli attacchi, nonché strategie di comunicazione interna ed esterna. La gestione del rischio cyber deve essere integrata nei processi decisionali aziendali a tutti i livelli, con un coinvolgimento attivo del top management.

L’evoluzione degli strumenti di cybersecurity: dall’approccio Zero Trust all’IA

Secondo il rapporto Gartner sulle principali tendenze della cybersecurity (Gartner, Top Trends in Cybersecurity for 2024), le organizzazioni stanno adottando sempre più programmi di gestione continua dell’esposizione alle minacce (CTEM) per affrontare la crescente complessità delle superfici di attacco. Questi programmi mirano a fornire una visibilità più ampia sulle potenziali vulnerabilità, consentendo alle aziende di prendere decisioni più informate sugli investimenti in sicurezza. L’analisi di Gartner rivela che entro il 2026, le organizzazioni che daranno priorità ai loro investimenti in sicurezza basandosi su un programma CTEM realizzeranno una riduzione di due terzi nelle violazioni.

Parallelamente, l’uso di strumenti per l’accesso alle reti aziendali basati su Zero Trust (ZTNA) sta assumendo un ruolo sempre più centrale nella cybersecurity aziendale. Questo approccio alla sicurezza sposta il focus dai tradizionali controlli di rete alla gestione delle identità e dei ruoli.

Le aziende stanno inoltre espandendo le loro capacità di rilevamento e risposta, integrando piattaforme XDR per migliorare l’individuazione di nuove minacce.

L’intelligenza artificiale, in particolare l’IA generativa, sta emergendo come una forza dirompente nel panorama della sicurezza informatica. Le aziende stanno iniziando a sperimentare l’uso dell’IA generativa per aumentare la produttività dei team di sicurezza, migliorare l’analisi delle minacce e automatizzare alcuni aspetti della risposta agli incidenti.

Sicurezza informatica nelle aziende

NIS 2: un nuovo paradigma per la sicurezza informatica nelle aziende

Il Decreto Legislativo n. 138 del 4 settembre 2024, che recepisce la direttiva NIS 2 (Network and Information Security 2), segna un punto di svolta significativo per la cybersecurity in Italia. Entrato in vigore il 18 ottobre 2024, questo decreto introduce un nuovo paradigma per la sicurezza informatica nelle aziende, estendendo gli obblighi di sicurezza a un numero maggiore di settori e organizzazioni.

Secondo le linee guida dell’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale (ACN), il decreto si applica non solo alle infrastrutture critiche, ma anche a molte medie e grandi imprese, ampliando notevolmente il perimetro di sicurezza nazionale. Uno degli aspetti più innovativi del decreto è l’introduzione del concetto di “quasi-incidente”, che richiede alle aziende di segnalare non solo gli attacchi effettivi, ma anche quelli potenziali. Questo approccio proattivo mira a creare un sistema di early warning più efficace a livello nazionale.

L’articolo 23 del decreto stabilisce che gli organi di amministrazione devono approvare le misure di gestione del rischio cyber e garantire la formazione adeguata del personale, introducendo una responsabilità diretta a livello di governance aziendale. Le sanzioni previste per le inadempienze sono severe e possono arrivare fino al 2% del fatturato globale dell’azienda, un deterrente significativo che sottolinea l’importanza attribuita alla cybersecurity a livello nazionale ed europeo.

L’implementazione di queste misure richiede un impegno significativo da parte delle aziende, sia in termini di risorse che di cambiamento organizzativo.

PMI e cybersecurity: colmare il divario per una resilienza diffusa

Le Piccole e Medie Imprese (PMI) italiane si trovano di fronte a una sfida cruciale nell’ambito della cybersecurity. Secondo Bruno Frattasi, Direttore dell’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale (ACN), molte PMI sono ancora “perennemente esposte alla minaccia ransomware”, sottolineando la necessità urgente di un cambiamento di approccio. Questa vulnerabilità non è solo un problema di sicurezza, ma rappresenta anche un ostacolo significativo alla competitività e alla crescita economica del paese.

L’ACN ha avviato una campagna informativa specifica per le PMI, con l’obiettivo di aumentare la consapevolezza sui rischi di cybersecurity e fornire strumenti pratici per migliorare la loro postura di sicurezza.

Tuttavia, il divario resta significativo, come dimostrato dalla scarsa presenza delle PMI in eventi chiave del settore, come il Cybertech Europe 2024. Questa assenza sottolinea una percezione ancora inadeguata del rischio cyber tra i piccoli e medi imprenditori italiani. Il problema non è solo di consapevolezza, ma anche di risorse. Molte PMI faticano a investire adeguatamente in sicurezza informatica, sia per limiti di budget che per mancanza di competenze interne.

L’impatto del CRA sulle PMI e l’integrazione con altre normative UE

L’implementazione del Cyber Resilience Act (CRA) avrà un impatto significativo sulle Piccole e Medie Imprese (PMI), che rappresentano il tessuto connettivo dell’economia europea e italiana, in particolare. Contrariamente a quanto avviene per alcune normative, il CRA non prevede esenzioni per le PMI, riconoscendo che la sicurezza informatica è cruciale indipendentemente dalle dimensioni dell’azienda.

Tuttavia, il regolamento tiene conto delle sfide specifiche che le PMI potrebbero affrontare nell’adeguarsi ai nuovi requisiti. La Commissione Europea, consapevole di queste difficoltà, ha previsto l‘istituzione di un modulo semplificato per la documentazione tecnica, specificamente adattato alle esigenze delle PMI. Questo strumento mira a ridurre l’onere amministrativo, consentendo alle aziende più piccole di fornire le informazioni richieste in modo conciso ed efficiente.

L’integrazione del CRA con altre normative UE esistenti è un aspetto cruciale per comprendere l’impatto complessivo sul panorama normativo e operativo delle aziende. Il CRA si inserisce in un ecosistema normativo già ricco, che include il Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR), la Direttiva NIS2 sulla sicurezza delle reti e dei sistemi informativi, e il Cybersecurity Act.

L’integrazione con il GDPR è particolarmente rilevante per quanto riguarda la protezione dei dati personali. Mentre il GDPR si concentra sulla protezione dei dati personali, il CRA estende il principio di minimizzazione dei dati anche ai dati non personali, creando un framework più completo per la sicurezza e la privacy dei dati. Questa sovrapposizione richiederà alle aziende di adottare un approccio olistico alla gestione dei dati e della sicurezza.

Le prossime sfide per la sicurezza informatica nelle aziende

La preparazione delle aziende al futuro della sicurezza informatica, alla luce del Cyber Resilience Act e delle tendenze emergenti nel panorama delle minacce, richiede un approccio multidimensionale e proattivo.

Una delle sfide principali che le organizzazioni dovranno affrontare è l’integrazione della sicurezza fin dalle prime fasi di progettazione e sviluppo dei prodotti, un concetto noto come security by design. Questo approccio richiede un cambiamento culturale significativo all’interno delle aziende, dove la sicurezza non è più vista come un’aggiunta a posteriori, ma come un elemento fondamentale del processo di sviluppo.

Le aziende dovranno investire nella formazione del personale e nell’acquisizione di competenze specializzate in cybersecurity, un compito particolarmente impegnativo per le PMI con risorse limitate.

Un’altra tendenza emergente è l’aumento dell’automazione e dell’uso dell’intelligenza artificiale nella gestione della sicurezza. Questa evoluzione, se da un lato promette di migliorare l’efficacia della difesa, dall’altro pone nuove sfide in termini di gestione e interpretazione dei dati generati da questi sistemi.

Le aziende dovranno quindi sviluppare competenze non solo tecniche, ma anche analitiche per sfruttare appieno il potenziale di queste tecnologie.

 

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