Cos’è la fintech e a cosa serve

Nota anche come tecnofinanza (financial-technology), la fintech si conferma uno dei settori maggiormente in crescita in questo momento. Si tratta infatti di un comparto che sta rivoluzionando drasticamente le modalità di acquisto, di risparmio e di erogazione dei prestiti.

Un argomento ancora appannaggio di pochi, anche se numerosi utenti ogni giorno adoperano servizi finanziari strettamente connessi alla fintech, in maniera inconsapevole.

Cosa si intende per fintech

Addentrandoci nei dettagli, per fintech s’intende qualunque tipologia di innovazione tecnologica nell’ambito dei servizi finanziari. Gli operatori, protagonisti di questo settore in forte ascesa, si occupano dello sviluppo di tecnologie all’avanguardia, volte ad apportare importanti cambiamenti in svariati contesti, come quello delle banche, dei mercati finanziari e delle assicurazioni.

Protagoniste indiscusse di questa rivoluzione sono senza ombra di dubbio le start-up tecnologiche. Tuttavia, come è facile intuire, anche i più rinomati istituti bancari non attendono passivamente la rivoluzione. All’esatto opposto, ne sono artefici. Basta dare un’occhiata agli investimenti dedicati ai progetti fintech di affermati gruppi bancari, quali Unicredit, Credit Suisse o HSBC.

Le mobile app basate su tecniche di intelligenza artificiale e i software dedicati all’estrazione, alla gestione e all’analisi dei dati costituiscono alcuni fulgidi esempi al riguardo.

Applicazioni e criptovalute

PayPal, Apple Pay e Satispay sono alcune delle applicazioni più blasonate nell’immaginario collettivo nel comparto del mobile payment. Le criptovalute, come Bitcoin, Ethereum e Ripple costituiscono importanti opportunità di investimento, specie in termini di breve periodo. Inoltre, sempre più spesso si sente parlare di open API, blockchain, chatbot, crowdfunding e di robo-advisor. Ebbene, tutti i suddetti termini hanno a che fare in modo diretto con il mondo della fintech.

A cosa serve la fintech?

La fintech ha come scopo primario quello di apportare miglioramenti concreti ai servizi finanziari. Le tecnologie adottate hanno l’obiettivo primario di automatizzare tutta una serie di aspetti della quotidianità degli utenti che, in caso contrario, andrebbero seguiti direttamente da un apposito intermediario.

Puntando sulla fintech, le imprese e gli istituti di credito possono tagliare i costi di gestione e del personale, puntando su automatismi che, passo dopo passo, diventeranno sempre più consolidati.

La Fintech, poi, può servire a molti altri scopi.

Nello specifico:

  • Protezione in real time dei dati

Puntando sulla reportistica immediata, i dati vengono accuratamente protetti dalla crittografia. Quindi, ne consegue un sensibile aumento della sicurezza in ciascuna delle operazioni effettuate dagli utenti.

Le imprese attive nel ramo della fintech hanno a disposizione tutta una serie di dati relativi al comportamento della loro clientela. E poter contare su un quadro completo, ottenuto in maniera automatica, è davvero un bel vantaggio.

  • Soluzioni personalizzate

La fintech favorisce la creazione di soluzioni personalizzate in base alle esigenze dei diretti interessati. Il tutto in maniera assolutamente autonoma.

  • Decisioni rapide

Il tempo, si sa, è denaro. Specie quando c’è da prendere decisioni importanti in termini di business. Con dati aggiornati in tempo reale, prendere decisioni rapide è più semplice e fa la differenza, perché è possibile modificare la strategia in corso. Decisioni efficaci in tempi brevi: il top per qualsiasi protagonista effettivo nel mondo del business.

  • Internet of Things

Oggi si parla con sempre maggiore frequenza di IoT (Internet of Things): poter contare su un reminder in riferimento alla spesa, oppure potersi trovare sullo smartphone la notifica inerente a una scadenza, è un vantaggio considerevole. Con sistemi informatizzati come quelli odierni, si registra sempre più interazione tra l’uomo e gli oggetti. E nel campo della fintech questo avviene con sempre maggiore costanza.

  • Velocizzazione dei pagamenti

Oggi si sente sempre più spesso il termine instant payment. PayPal ad esempio consente la ricezione immediata del bonifico, a fronte di una percentuale pari all’1% sul totale dell’importo. E con le carte contactless, le operazioni appaiono ancora più veloci. La sfida consisterà nell’incentivarle.

  • Maggiore efficienza del servizio clienti

Un servizio clienti automatico, immediato e interattivo, che faccia tesoro dell’esperienza utente è sinonimo di efficienza. Ed è proprio questo ciò che fa la fintech: procedere alla creazione di sistemi automatizzati, incentrati su tecnologie all’avanguardia, volte a consentire alle imprese di seguire al meglio i loro clienti, risolvendogli i problemi. E con risposte immediate, il cliente apprezzerà, perché si sentirà seguito.

  • Crowdfunding e prestiti digitali

La possibilità di accedere in tempi più rapidi ai prestiti digitali è oggi più che mai imprescindibile per gli attori del business, desiderosi di ottenere un finanziamento, affinché la loro iniziativa sia foriera di risultati. Con il boom della fintech si è assistito all’avvento di una miriade di piattaforme a tema.

Denominatore comune di tutte queste attività di fintech è che possono migliorare sensibilmente le attività di business.

Fintech in Italia

Per ciò che concerne l’applicazione degli strumenti digitali al mondo finanziario, l’Italia ha fatto dei passi da gigante, specie negli ultimi tempi. Tuttavia, inutile negarlo, facendo il raffronto con altri paesi, il divario c’è ancora. In ogni caso, il settore della fintech in Italia registra una crescita sensibile, perché banche ed imprese sono sempre più interessate allo sviluppo delle innovazioni e all’implementazione concreta di tecnologie digitali.

In che modo quindi, la fintech sta riscuotendo successo nel nostro Paese?

Numeri alla mano, vi sono autorevoli ricerche che dimostrano che il 33% della popolazione tra i 18 e i 74 anni ha utilizzato un servizio fintech. Che si tratti di app di mobile paypment, di prelievi in contanti via smartphone e senza carta, di gestione del budget individuale o familiare, dei chatbot per comunicare con uno store online o con la banca, di trasferimento istantaneo di soldi, la fintech sta prendendo sempre più piede in Italia.

Anche le PMI, che formano la spina dorsale del tessuto industriale del nostro Paese, non attendono in modo passivo la rivoluzione apportata dalla tecnofinanza: 64 PMI su 100 evidenziano di servirsi con regolarità di servizi di tecnofinanza, come prestiti a medio-lungo periodo, lettere di credito, investimenti, invoice trading, strumenti di previsione per quanto riguarda il cash flow e factoring.

In termini di copertura assicurativa, ad oggi prevalgono ancora i canali tradizionali, tanto è vero che solo il 2% delle PMI evidenzia il passaggio alla copertura online.

In un comparto in così forte crescita, dove non tutti i confini sono stati esplorati, c’è da dire che saranno sempre di più le start-up italiane disposte a puntare sulla tecnofinanza.

Ne consegue che allo stato attuale delle cose, tutte le realtà fintech si presentano come competitor delle banche, delle compagini assicurative e degli istituti di credito. Tuttavia, la concorrenza riguarda solo ed esclusivamente un numero esiguo di servizi. Non ci sono ancora start-up finanziarie in grado di offrire una suite completa in termini di servizi di natura bancaria o assicurativa. In Italia, di fatto, prevale quindi un modello tradizionale.

Dove si applica la fintech?

La fintech trova applicazione concreta nella vita di tutti i giorni e per qualsiasi età. In Italia, il 25% della popolazione di ultrasettantenni si è servito almeno una volta di un servizio fintech. PayPal, ad esempio, è tra quelli maggiormente gettonati, ma anche Apple Pay così come Satispay sono in forte crescita. Che dire poi delle applicazioni che consentono di gestire le carte prepagate? Hype e PostePay sono quelle più adottate. In ascesa vi sono anche i servizi che facilitano l’interazione con i portali online.

Se ci si sofferma sulle esigenze di gruppo, i progetti di crowdfunding rappresentano una delle applicazioni più concrete per ciò che concerne la fintech. Basti pensare che imprenditori di vari settori, così come scienziati, inventori, designer e artisti, si servono del crowdfunding per pubblicizzare il progetto a cui hanno dedicato i loro sforzi, nella speranza di ottenere un finanziamento sotto forma di offerta proveniente da privati che intendono partecipare attivamente al progetto. Poi ci sono le imprese che nel momento in cui palesano il loro interesse, possono anche ricoprire il ruolo di sponsor dell’idea.

Le imprese, mediante le attività di fintech possono allargare il loro target di riferimento, interfacciandosi al meglio con svariati clienti. Inoltre, quella del fintech per il mondo delle aziende è un’importante opportunità per veder crescere in maniera sensibile il numero di vendite: dare una spinta propulsiva agli acquisti mediante app dedicate è oggigiorno l’intento di chi gioca un ruolo da protagonista nel campo dell’e-commerce.

Quali sono i settori della tecnofinanza?

Si può asserire che la fintech si dimostra una tecnologia fortemente innovativa che contribuisce alla creazione di prodotti e di servizi totalmente diversi a quelli che dominano il comparto finanziario. Di converso, sono in grado di generare un taglio netto con il passato, andando a competere con quella che è la tecnologia dominante, fino a ricavarsi un ruolo importante in un mercato consolidato. E le istituzioni finanziarie si ritrovano nella condizione di non poter ignorare il cambiamento, introdotto da questi servizi finanziari.

Presentiamo, pertanto, in rapida carrellata quali sono le principali aree della tecnofinanza

  • Inclusione finanziaria

Trattasi delle molteplici soluzioni ideate da chi opera nel ramo della fintech per mettere a disposizione delle persone con reddito basso tutta una serie di alternative accessibili ai servizi finanziari più importanti. A tal proposito, occorre osservare come sempre più imprese dell’area fintech agiscono sui mercati in via di sviluppo. Di conseguenza, è semplice capire quanto sia strategico questo settore della tecnofinanza.

  • Open Banking

Trattasi di un’area emergente della fintech, dove le banche consentono a società di terze parti di creare mobile app e servizi, partendo dall’utilizzo di dati interni. Quindi, con l’open banking non si fa altro che mettere appunto delle API, volte a favorire la comunicazione tra le istituzioni del settore finanziario ed i fornitori esterni. Il vantaggio per i clienti, pertanto, si traduce nel pieno controllo dei dati bancari e delle decisioni finanziarie.

  • Smart Contract

Denominati anche come contratti intelligenti, sono dei programmi informatici, la cui mission di fondo verte sull’esecuzione automatica dei contratti tra la domanda e l’offerta, ossia tra acquirenti e venditori. In molti ci puntano fortemente, principalmente per una questione di ottimizzazione delle tempistiche e dei costi delle transazioni che, in linea di massima, necessitano sempre dell’intervento umano.

Tanto per fare un esempio concreto a tema, nel caso di una delle valute digitali più in uso, quale Ethereum, gli smart contract sono trattati in qualità di script decentralizzati che vengono memorizzati all’interno della blockchain. Im questo modo, li si può utilizzare, sempre nella rete, anche per ciò che concerne l’esecuzione seguente.

  • Robo-Advisor

Piattaforme molto utili, perché si servono di algoritmi di tipo finanziario per automatizzare la consulenza nel campo degli investimenti. Un’impresa che decide di affidarsi ai robo-advisor risparmia sui costi umani e di gestione.

  • Insurtech

Con l’impiego di una miriade di tecnologie all’avanguardia, rendere più accessibile a tutti l’ingresso nel settore assicurativo, diventa cosa fattibile. Anche l’efficienza appare migliorata.

Aspetto da tenere in considerazione è che numerose compagini assicurative tradizionali, in questo momento storico, arrancano. Il motivo di fondo risiede nell’ascesa di diverse start-up, attive appunto nel comparto dell’insurtech.

  • Regtech

Trattasi della regolamentazione dei mercati finanziari mediante il ricorso alla tecnologia. Quest’ultima ha il compito di facilitare l’accesso alle imprese desiderose di entrare da protagoniste nel mercato finanziario. Il tutto, ovviamente, tenendo conto delle leggi che regolamentano i servizi finanziari.

A seguito del debutto della MiFID II si è registrato un vero e proprio boom delle start-up, con core business incentrato per l’appunto sul regtech. Il loro intento era quello di fare in modo che le società finanziarie potessero allinearsi alla normativa.

Fra le aree di intervento del regtech si segnalano i processi del KYC (Know Your Customer), volti a identificare i contatti. In questo modo, si riducono al minimo i rischi di imbattersi in truffe finanziarie o in frodi informatiche. Fondamentale, inoltre, è anche il processo di automazione e di digitalizzazione dedicato alla normativa sull’antiriciclaggio.

  • ICO

Trattasi dell’offerta iniziale di moneta (Initial Coin Offering). Più precisamente consiste in una modalità di finanziamento, adottata prevalentemente dalle start-up tecnologiche e finanziarie che si servono della blockchain. Il processo verte sulla vendita di unità di criptovaluta che viene emessa dalla start-up di turno, a fronte di un corrispettivo in denaro. Si può tranquillamente sostenere che le ICO non si discostano più di tanto dalle IPO, ossia dalle offerte pubbliche iniziali, dove gli investitori acquistano per la prima volta le azioni di un’impresa. Ciò che però risulta diverso è che le ICO si riferiscono a chi finanzia un progetto mediante crowdfunding.

Conclusioni

Tirando le somme, quella della fintech è una rivoluzione unica, ma non tutte le realtà imprenditoriali hanno saputo approfittarne. Chi lo ha fatto, di sicuro, ne ha tratto giovamento in termini di business.

 

Lascia un commento