Il ransomware è diventato la principale minaccia informatica per le aziende, con attacchi in costante aumento. Dalle varianti crittografiche agli screen locker, questi malware causano danni significativi bloccando l’accesso ai dati o ai sistemi. La prevenzione richiede un approccio multilivello che include aggiornamenti software, segmentazione della rete, formazione del personale e solidi piani di backup e disaster recovery. L’adozione di strategie Zero Trust e l’uso di tecnologie avanzate come l’IA possono migliorare ulteriormente la resilienza aziendale contro queste minacce in evoluzione.
Indice argomenti:
Cosa è un ransomware e come funziona un attacco informatico
Un ransomware è un tipo di malware progettato per bloccare l’accesso a file o sistemi informatici, richiedendo il pagamento di un riscatto per ripristinare l’accesso.
Il termine deriva dall’unione delle parole inglesi “ransom” (riscatto) e “software”. Gli attacchi ransomware sono diventati una delle principali minacce informatiche negli ultimi anni, con un aumento significativo sia in termini di frequenza che di sofisticazione.
Il funzionamento di un attacco ransomware segue generalmente diverse fasi:
- Inizialmente, il malware si infiltra nel sistema attraverso vari vettori come email di phishing, siti web compromessi o vulnerabilità software non corrette.
- Una volta ottenuto l’accesso, il ransomware inizia a crittografare i file presenti sul dispositivo o sulla rete, rendendoli inaccessibili.
- Contemporaneamente, può anche cercare di diffondersi ad altri sistemi collegati.
- Completata la crittografia, viene visualizzato un messaggio che informa la vittima dell’attacco e fornisce istruzioni per il pagamento del riscatto, solitamente in criptovalute come Bitcoin per garantire l’anonimato della transazione.
I cybercriminali promettono di fornire la chiave di decrittazione una volta ricevuto il pagamento, ma non c’è alcuna garanzia che ciò avvenga effettivamente.
Secondo gli ultimi studi evidenziati da Cybersecurity360, dei circa 1200 attacchi ransomware noti il 23% ha colpito l’Europa, che segue il Nord-America (57%) e precede l’Asia Pacifica (13%).
L’evoluzione dei ransomware ha portato anche a tecniche più sofisticate come la “doppia estorsione”, dove oltre a crittografare i dati, gli attaccanti minacciano di pubblicare informazioni sensibili se non viene pagato il riscatto, aumentando ulteriormente la pressione sulle vittime.
Tipologie principali di ransomware che colpiscono le aziende
Le aziende si trovano ad affrontare diverse tipologie di ransomware, ciascuna con le proprie caratteristiche e modalità di attacco.
Tra le principali categorie che colpiscono il settore aziendale troviamo i ransomware crittografici, gli screen locker e i ransomware che prendono di mira specificamente i database.
I ransomware crittografici, come CryptoLocker, CryptoWall e Locky, sono tra i più diffusi e pericolosi. Questi malware cifrano i file presenti sui sistemi infetti, rendendo impossibile l’accesso ai dati senza la chiave di decrittazione.
Gli screen locker, invece, bloccano l’accesso all’intero sistema operativo, impedendo qualsiasi interazione con il dispositivo. Esempi noti includono Reveton e Winlocker. Sebbene meno sofisticati dei ransomware crittografici, possono comunque causare gravi interruzioni operative, soprattutto per le piccole e medie imprese.
Una tendenza preoccupante emersa negli ultimi anni è l’aumento di ransomware specializzati nell’attacco a database aziendali. Malware come GandCrab e Ryuk sono stati progettati per colpire specificamente i sistemi di gestione dei dati, prendendo di mira informazioni critiche per il business.
Un’evoluzione recente e particolarmente pericolosa è rappresentata dai ransomware che adottano la tecnica della “doppia estorsione”. Gruppi come Maze, REvil e DoppelPaymer non si limitano a cifrare i dati, ma li esfiltrano anche prima dell’attacco, minacciando di pubblicarli se non viene pagato il riscatto. Questa tattica aumenta notevolmente la pressione sulle vittime, poiché anche in presenza di backup, le aziende rischiano la divulgazione di informazioni sensibili.
Ransomware crittografici: caratteristiche e rischi
I ransomware crittografici rappresentano una delle minacce più insidiose nel panorama della cybersecurity aziendale. Questi malware utilizzano algoritmi di crittografia avanzati per rendere inaccessibili i file delle vittime, richiedendo un riscatto per la chiave di decrittazione.
Le caratteristiche principali dei ransomware crittografici includono l’uso di algoritmi di cifratura robusti come AES (Advanced Encryption Standard) a 256 bit o RSA a 2048 bit, che rendono praticamente impossibile il recupero dei dati senza la chiave corretta. La velocità di cifratura è un altro elemento critico: malware come Ryuk possono crittografare migliaia di file in pochi minuti, limitando drasticamente il tempo di reazione delle vittime.
I rischi associati ai ransomware crittografici sono molteplici e possono avere conseguenze devastanti per le aziende:
- In primo luogo, c’è la potenziale perdita permanente di dati critici se non sono disponibili backup adeguati o se questi vengono compromessi durante l’attacco.
- Inoltre, l’interruzione delle attività aziendali può protrarsi per giorni o settimane, con costi significativi in termini di produttività e fatturato.
- Il danno reputazionale conseguente a un attacco può avere ripercussioni a lungo termine sulla fiducia dei clienti e dei partner commerciali.
Ransomware screen locker: impatto sulle operazioni aziendali
I ransomware screen locker, pur essendo meno sofisticati dei loro omologhi crittografici, possono comunque avere un impatto significativo sulle operazioni aziendali. Questi malware, invece di cifrare i file, bloccano l’accesso all’intero sistema operativo, rendendo il dispositivo inutilizzabile.
L’effetto immediato è l’interruzione delle attività lavorative, con conseguenze che possono variare da lievi inconvenienti a gravi perdite economiche, soprattutto per le piccole e medie imprese che spesso non dispongono di infrastrutture IT ridondanti.
Gli screen locker sfruttano spesso tecniche di social engineering per aumentare la pressione psicologica sulle vittime, visualizzando messaggi intimidatori o fingendo di provenire da autorità governative. Un esempio noto è il ransomware Reveton, che si spacciava per un avviso delle forze dell’ordine, accusando la vittima di attività illegali e richiedendo il pagamento di una “multa”. Questa tattica può causare panico e portare a decisioni affrettate, come il pagamento del riscatto senza consultare esperti di sicurezza.
Nonostante gli screen locker siano generalmente più facili da rimuovere rispetto ai ransomware crittografici, il loro impatto non va sottovalutato. Questi attacchi, infatti, possono fungere da “apripista” per infezioni più gravi, sfruttando la confusione generata per installare altri malware o raccogliere informazioni sensibili.
La crescente diffusione del lavoro da remoto ha amplificato ulteriormente i rischi legati agli screen locker. In questo contesto, anche un singolo dispositivo bloccato può compromettere la produttività di intere squadre di lavoro distribuite.
Come prevenire un attacco ransomware in azienda
La prevenzione degli attacchi ransomware è diventata una priorità critica per le aziende di ogni dimensione. Un approccio efficace richiede una strategia multilivello che combini misure tecniche, formazione del personale e procedure organizzative:
- L’implementazione di soluzioni di sicurezza avanzate, come firewall di nuova generazione, sistemi di rilevamento e prevenzione delle intrusioni (IDS/IPS) e software antimalware con capacità di AI e machine learning, può fornire una solida prima linea di difesa.
- La segmentazione della rete è un’altra misura cruciale: isolando i sistemi critici e limitando l’accesso solo al personale autorizzato, si può contenere la diffusione di un eventuale attacco.
- Il phishing rimane uno dei principali vettori di attacco per i ransomware. In questo contesto, programmi di sensibilizzazione regolari, simulazioni e strumenti di cybersecurity per la protezione dal phishing possono ridurre significativamente il rischio di infezioni causate da errori umani.
- L’adozione di politiche di accesso basate sul principio del minimo privilegio (least privilege) e l’implementazione dell’autenticazione a più fattori (MFA) per tutti gli account, specialmente quelli con privilegi elevati, sono misure essenziali.
- La creazione e il test regolare di piani di backup e disaster recovery sono fondamentali. Copie offline e immutabili dei dati critici possono fare la differenza tra un’interruzione temporanea e una catastrofe aziendale.
- L’adozione di un approccio Zero Trust, che presuppone che nessun utente o dispositivo sia affidabile per default, sta emergendo come strategia efficace contro le minacce avanzate.
Backup dei dati e disaster recovery plan
Il backup dei dati e un solido piano di disaster recovery sono elementi cruciali nella difesa contro gli attacchi ransomware.
Un buon processo di backup è la prima linea di difesa per il recupero dei dati dopo un attacco ransomware. È essenziale assicurarsi che la soluzione di backup sia resistente agli attacchi ransomware e monitorare continuamente lo stato e l’integrità dei backup. In particolare, la maggior parte dei fornitori di backup offre meccanismi per creare copie secondarie immutabili dei backup o snapshot immutabili.
Gartner (Gartner, Secure Your Backup Platforms and Data From Ransomware Attacks) raccomanda di implementare una strategia di backup a più livelli, nota come regola 3-2-1-1-0:
mantenere almeno tre copie dei dati, su due diversi tipi di supporto, con una copia off-site, una copia su storage immutabile e zero errori nei backup.
Questo approccio aiuta a garantire che ci sia sempre una copia pulita e recuperabile dei dati, anche in caso di compromissione diffusa.
Per quanto riguarda il disaster recovery, si sottolinea l’importanza di avere piani dettagliati e testati regolarmente. Questi piani dovrebbero includere non solo il ripristino dei dati, ma anche la ricostruzione dell’intera infrastruttura IT, se necessario.
È fondamentale avere procedure per verificare l’integrità dei backup prima del ripristino, per evitare di reintrodurre malware nei sistemi ripristinati.
Passando alle operazioni di recupero dei dati, è molto importante disporre di soluzioni di backup scalabili e ad alte prestazioni, in grado di gestire grandi volumi di dati in tempi rapidi.
Formazione del personale sulla cybersecurity
La formazione del personale sulla cybersecurity è un elemento fondamentale nella prevenzione degli attacchi ransomware.
È quantomai necessario educare costantemente gli utenti sui tipi di attacchi che si stanno verificando, con avvisi regolari e “newsletter” sulla sicurezza per rafforzare l’educazione.
Inoltre, vale la pena considerare l’uso di strumenti di orchestrazione e risposta automatizzata della sicurezza focalizzati sulle email, come soluzioni di rilevamento e risposta estesi (XDR) che comprendono la sicurezza delle email. Questi strumenti possono aiutare ad automatizzare e migliorare la risposta agli attacchi via email.
La formazione dovrebbe anche includere aspetti pratici come l’importanza di mantenere aggiornati i software, l’uso di password forti e l’autenticazione a più fattori.
Non bisogna dimenticare, infine, che la formazione dovrebbe essere un processo continuo, non un evento una tantum, con aggiornamenti regolari per riflettere le nuove minacce e tattiche.
Protocolli di sicurezza e software anti-ransomware
L’implementazione di protocolli di sicurezza e l’utilizzo di software anti-ransomware sono componenti critiche di una strategia di difesa completa. Secondo l’analisi di Gartner (Gartner, How to Prepare for Ransomware Attacks), le organizzazioni dovrebbero adottare un approccio stratificato alla sicurezza, combinando diverse tecnologie e pratiche.
Per quanto riguarda i protocolli di sicurezza, si sottolinea l’importanza di implementare una strategia Zero Trust, che riduca il rischio di attaccanti che abusano della fiducia implicita negli ambienti per ottenere movimento laterale, impiegare exploit disponibili e ottenere l’escalation dei privilegi per distribuire ransomware.
Per quanto riguarda il software anti-ransomware, Gartner raccomanda l’uso di piattaforme di protezione degli endpoint moderne che includano capacità di rilevamento e risposta. Queste soluzioni dovrebbero essere in grado di rilevare comportamenti anomali che potrebbero indicare un attacco ransomware in corso, come la crittografia non autorizzata di file o tentativi di disabilitare le funzioni di sicurezza.
Sono fondamentali anche soluzioni di sicurezza email per bloccare le minacce prima che raggiungano gli endpoint.
Si raccomanda, inoltre, l’uso di strumenti di rilevamento e risposta di rete (NDR) per identificare tutti i segnali legati agli attacchi ransomware.
Per quanto riguarda la scansione dei malware, si nota nota che i moderni sistemi di backup offrono funzionalità integrate di scansione dei malware, che possono fornire un ulteriore livello di protezione e aiutare a identificare il punto nel tempo in cui un sistema è stato compromesso.
Proteggersi dagli attacchi ransomware: le soluzioni leader del mercato
La protezione degli endpoint è diventata una componente critica nella difesa contro gli attacchi ransomware, che rappresentano una delle minacce più pericolose e diffuse nel panorama della cybersicurezza attuale. Le soluzioni di Endpoint Protection Platform (EPP) offrono un approccio multilivello per proteggere i dispositivi degli utenti finali, come PC, laptop e dispositivi mobili, da una vasta gamma di minacce informatiche, inclusi i ransomware.
Secondo il Magic Quadrant di Gartner per le Endpoint Protection Platforms, aziende come Microsoft, CrowdStrike, Trend Micro, SentinelOne e Palo Alto Networks si posizionano come leader del mercato. Queste aziende offrono soluzioni EPP robuste e complete, caratterizzate da una forte integrazione con funzionalità di Extended Detection and Response (XDR) e una suite più ampia di prodotti per la sicurezza dello spazio di lavoro.
Microsoft Defender for Endpoint, ad esempio, si distingue per la sua integrazione nativa con l’ecosistema Microsoft e le sue capacità di XDR, che permettono una visione unificata degli eventi di sicurezza attraverso endpoint, email, identità e cloud.
CrowdStrike Falcon, d’altra parte, è apprezzato per le sue potenti funzionalità di EDR (Endpoint Detection and Response) e la sua architettura cloud-nativa che facilita la scalabilità e l’aggiornamento continuo.
SentinelOne si fa notare per la sua facilità d’uso e le capacità di risposta automatizzata, mentre Palo Alto Networks Cortex XDR si distingue per la sua integrazione con una vasta gamma di prodotti di sicurezza dell’azienda.
Trend Micro offre una suite completa di soluzioni di sicurezza integrate, con un focus particolare sulla protezione degli ambienti ibridi e multi-cloud.
Procedure di emergenza e ripristino dei sistemi
Le procedure di emergenza e il ripristino dei sistemi sono componenti critiche della risposta a un attacco ransomware. Questi piani devono includere non solo gli aspetti IT, ma anche piani di comunicazione sia per il personale interno che per partner e fornitori.
Per preparare efficacemente queste procedure è consigliabile condurre regolarmente esercitazioni di simulazione di crisi per provare una risposta. Idealmente, queste esercitazioni dovrebbero coprire sia le attività di risposta aziendale che quelle tecniche richieste.
Per quanto riguarda il processo di ripristino, è importante sottolineare il valore dell’automazione. I fornitori di backup stanno introducendo una serie di miglioramenti automatizzati al processo di ripristino per semplificare le operazioni tipicamente condotte manualmente dagli amministratori. Questi includono la pulizia dei dati di backup, la creazione di punti di ripristino curati e la messa in quarantena del malware.